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Sotto i lampioni già accesi in quel dì dicembrino,
il vento fischiava spingendo in direzione delle montagne,
che da lontano avean la parvenza d'esser dipinte,
su sfondo grigio scuro, come la pietra di Moltrasio.
Le nuvole sembravano gonfiarsi a dismisura,
man mano che venivano giù lentamente dai monti.
Il cielo non era di un unico tono,
ma di un intera tavolozza dei colori più misti.
L'aria aveva il sapore quel sapore frizzante come,
quand'è sereno il ciel, è sereno... ma quando è sì cupo?
Stormi fitti di gabbiani nuotavano con ali aperte,
in quel denso mistero grigio.
Fronde di alberi ondeggiavano ovunque.
Foglie deboli morivano nel vortice d'aria umida del vento.
Tutto mi sembrava un quadro dell’ottocento,
mancavano solo dame e cavalieri, e carrozze,
osservavo quell'ombra che risaliva la stradina.
L'ombra che fedelmente seguiva il mio corpo,
era un solitario lontano ricordo del giorno,
d’inverno passato in riva al lago ,che rimane
in un angolo del mio cuore.
da
Riccardo Avanzi - (Vertemate con Minoprio - CO)
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