- fotografia panoramica: Franco A. Cavalleri -

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domenica 26 luglio 2009

Villa Carlotta

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"Amore e Psiche" di Antonio Canova - copia di Adamo Tadolini in marmo di Carrara, 1819-1824 - Villa Carlotta, Tremezzo (CO)


Oggi mi appari
tra siepi fiorite
di mille colori,
la brezza del lago
ne esalta il profumo
ed i sensi stordisce,
più bella di Psiche,
un bacio furtivo
riporta il mio sogno
tra nuvole rosa
al tramonto sul lago.

(Dedicata a Rosaria).

da Piero Pizzi - (Lecco)
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Il lago racconta

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Dalla riva,
avvolta nel sudario della sera,
affondo gli occhi nell’acqua del lago
silenzioso,
che la brezza fa ondeggiare.
Non ho storie da ricordare
(non voglio ricordare),
è lui che mi racconta:
storie d’amore,
confondendo la realtà con la leggenda;
i segreti della montagna, che
con i suoi contorni di roccia,
civettuola,
si specchia nelle sue limpide acque;
i voli armoniosi degli aironi
che gli carezzano il viso;
la vita che ferve lungo i suoi fianchi
e quando gioca a “nascondino”
con la nebbia che si veste di malia.
E racconta…
La brezza, dolcemente, lo culla
e lui, farfugliando s’addormenta.
Ondeggianti righe
sorridono sull’acqua.

da Giovanni De Simone - (Traona - SO)
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La spiaggetta

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Il lago ha scavato un’insenatura
breve e angusta tra pietre tondeggianti
che delimitano una lingua d’acqua
celeste, profonda e cristallina
in una piccola spiaggia sassosa.
I grandi rami di un bosco scosceso
si allargano e inchinano a dare ombra
a cespi spinosi di rosa canina
invasi da campanule bianche.
Lì mi portava mio padre remando
su una leggera imbarcazione azzurra
per mostrarmi quel luogo fuor dal tempo
dove sentir lo spirito del lago
in una letizia fatta di niente.

Anni dopo, in un meriggio di festa,
sono tornato alla spiaggetta ascosa
portando sulla barca una ragazza
da pochi giorni appena conosciuta
Tutto era rimasto nel tempo uguale:
il rovo col convolvolo invadente,
il cobalto di quel cielo profondo,
l’acqua tersa fino alla trasparenza,
le farfalle che chiudevano le ali
posandosi leggere sui petali
nella bellezza effimera dell’estate
e al canto del cuculo solitario..
Lei aveva belle spalle tornite,
pelle bruna per il sole d’agosto,
neri i capelli e gli occhi acquamarina.
Vi fu solo un bacio ch’era già un addio
con lei che stava già per ripartire,
poi, dolcemente, un ritorno sereno
con lucidi fiocchi di bianca spuma
sulla prua della barca e alle pale
rosse dei remi in moto tra le onde.
E ora mi chiedo se quella spiaggia
sia ancora là, celata dal mio lago,
con tutti quei ricordi che racchiude.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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Perchè gridano i gabbiani al mattino?

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Perché gridano
i gabbiani al mattino
mentre volteggiano sul molo
di San Giovanni
o sostano
sul pontile?
Festeggiando il nuovo giorno
invocano il sole
o urlano la disperazione
per una vita
di cui ignorano il senso?

da Antonia Migliaresi - (Silvi Marina - TE)
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Lenno

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Lenno nei tuoi respiri
ritrovo afflati
della mia vita…
nell’acque tue calme
mi libero
di affanni quotidiani.
Lenno, mi rassereni!
Fra le chiome
dei pacati olivi
riposa il pensiero,
all’ombra dei frondosi pini
ascolto il grido
di gabbiani felici.
Versi d’antichi poeti
riecheggiano
nella verde baia
del Balbianello.
Racchiudo nel cuore
il tuo spicchio di lago,
al mio ritorno al mare
lo libererò sull’onde.
Nei rigidi inverni
tra spume di salsedine
riaffioreranno
dolci armonie
dei tuoi superbi lidi...

da Antonia Migliaresi - (Silvi Marina - TE)
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lunedì 13 luglio 2009

I gradini consunti

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fotografia: Franco A. Cavalleri


(Un momento di raccoglimento, in una chiesa deserta di Torno)

Mi ricordo di un giorno,
ormai molto lontano,
là dove sorge antico
il mio bel San Giovanni
alle falde del monte
e vicino al mio lago.
Era un giorno di sole
con un lieve frusciare,
come un suonar di flauto
tra i rami e le foglie
del vigoroso albero
nella piccola piazza.

Il silenzioso senso
d’una pace profonda
colorava i miei sensi
di visioni serene,
mentre guardavo i marmi
consunti del portale...
Sono entrato nel tempio
e alle mie spalle l’uscio
s’è rinchiuso da solo
con un tonfo leggero
spegnendo la luce,
sul piancito di pietra,
d’una striscia di sole.
Nel silenzio, nell’ombra
dell’unica navata
risuonano i miei passi
sonoramente ampliati
da un eco misterioso
che vien dalle pareti
ingrigite dal tempo...
Il gradino di marmo
di fronte ad un altare
appare consumato
la dove nei secoli
tanta gente implorante
ha posto le ginocchia
per chiedere una grazia.

Quanta gente, Signore,
è venuta a pregarti
per avere un aiuto.
Mogli e madri angosciate
per un figlio ammalato
per un marito al fronte.
Persone supplicanti
un destino diverso,
il riaversi da un male,
l’avere sulla mensa
un pane per vivere.
Quanta di questa gente
ha avuto la grazia
che è venuta a cercare,
ma quanta ha continuato
a piangere, a patire
senza avere ristoro?
Quanta, Signore, e perché?

da Emilio Montorfano - (Milano)
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sabato 11 luglio 2009

Ritorno

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fotografia: Franco A. Cavalleri


Mi corrono incontro le onde,
vengono verso la sponda
con un frusciare leggero
là dove io le sto attendendo
e sembrano salutarmi
per porgermi il benvenuto
dopo essere stato lontano.
Mi corrono incontro le onde
scorrendo sulla mia mano
che le accoglie tra i ciottoli
tra schiume bianche e festose.
come delle amiche care
da troppo tempo perdute
Mi corrono incontro le onde
con un scintillar di gemme
che i caldi raggi del sole
gettano a mille sull’acqua.
e, poco distante da me,
nascono i dolci profumi
della resina che geme
dai fusti grinzi dei pini
e quelli che mi giungono
dai corimbi del sambuco
e dal bianco caprifoglio.
Mi corrono incontro le onde,
mentre intenerito e lieto
il mio cuore batte e sogna
che su questa riva sempre
come ora possa restare
per tutto il tempo che verrà.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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mercoledì 8 luglio 2009

Canto della sera

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Ho riposto questo giorno
nel luogo dei miei ricordi
come un bel libro già letto
e, dall’uscio del giardino,
vengo a rimirare il lago
cercando una poesia,
dalle parole semplici,
guardando una lattea luna
dietro trasparenti effluvi
di veli appena accennati,
ascoltando il sussurrare
del torrente che, vicino
va a riversarsi nel lago.

O notte quieta e solenne,
che profumi di declivi
ricchi di fiori dormienti,
che evochi bianche vestali
sotto i rami del salice
giù, presso le onde spumose,
donami un’arpa armoniosa
che possa farmi sognare
con dolci canti d’amore
che altrove vi sia una vita
di questa ancora più bella...

da Emilio Montorfano - (Milano)
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venerdì 3 luglio 2009

Collegio Gallio

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(Collegio Gallio, Como - affreschi Aula Magna, particolare)
fotografia: Franco A. Cavalleri




Non c’è una volta che io,
discendendo lo scalone
che a Como introduce in città
dalla stazione dei treni
non mi soffermi a guardare
la bella facciata austera
del nostro Collegio Gallio.
costrutto laddove un tempo
producevano ricchezze
nei loro antichi opifici
i laboriosi Umiliati,
la cui terra il cardinale
donò agli avi comensi
per erigervi una scuola.

Sempre ricordo mio padre
che tra quei muri ha studiato
in quegli anni assai lontani
quando era in corso la grande
e prima guerra mondiale
e suo padre era lontano
dove il fronte s’infocava.
Ancora negli ultimi anni
della sua vita terrena
ricordava con affetto
i suoi docenti e i compagni,
le camerate silenti
attendendo nella notte
il sonno con il pensiero
della casa e della madre,
del padre e del suo ritorno.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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mercoledì 1 luglio 2009

Sul lungolago di Lenno

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Di martedì una rapida sortita
fino alla piazzetta dell’imbarcadero
a districarmi fra colorate bancarelle,
bermuda a fiori, odore di frittelle.


Bramo al ritorno il chiuso incanto
d’antiche mura prive d’orizzonte,
basta un profumo, un fremito leggero.
il lago qui seduce col pensiero.

da Rosa Maria Corti - (Lenno - CO)
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Tramonto sul lago di Como

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Scende
dietro le tende delle montagne
il sole
a raggi alternati
tra i rami della pineta in controluce
fino ad inarcarsi
e sparire
tra i seni morbidi
di madre natura.

da Daniela Benaglia - (Paré - CO)
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C'era una volta un lago...

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Sulla linea diffusa e vaporosa
dove vanno gli aironi placidando
al ciglio incerto dell'azzurro cheto
di variegate e chiare acque di lago,
è il verde gracile e flessuoso
d'erbosi fili di sottile tenerezza.
Riluce l'onda di celeste conca.

Di lieve leggerezza di nubi velato,
offre il cielo all'estremo suo bordo
profilo pudico e prezioso di borgo,
candore di case,argille di cotto,
onde di palma tra somma innocenza
di campanili che l'animo fiero disarma.
Ovunque novella soffusa luce d'alba.

da Cervone Anna - (Marigliano, NA)