- fotografia panoramica: Franco A. Cavalleri -

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domenica 30 agosto 2009

COMO - PAROLARIO 2009


In concomitanza con la
"FIERA DEL LIBRO"

dal 29 agosto al 13 settembre 2009,
si svolgerà la nona edizione di PAROLARIO
(clicca per consultare il programma)


Tema conduttore di questa edizione:
"IL VIAGGIO".
Un viaggio lungo sedici giorni, rimanendo sempre seduti in riva al Lago di Como.


La novità di quest’anno è la collaborazione con la città di Cantù che in parallelo al calendario comasco ha organizzato diversi eventi.





larioinpoesia propone alla vostra attenzione l'appuntamento di
giovedì 3 settembre,
ore 16.00:

"FRA NAADAM E INTERNET - LA MONGOLIA NEL 21° SECOLO"


Alessio Brunialti introduce e dialoga con l'autore:
Franco Alessandro Cavalleri


Il libro si propone di uscire dagli stereotipi turistici dei grandi spazi, dei silenzi, dell’avventura comunemente utilizzati e pubblicizzati, per mostrare la faccia vera della vita quotidiana di un paese a cui l’Europa e gli Europei, senza saperlo, devono molto.




n.d.r. AGGIORNAMENTO
immagini della presentazione svoltasi il 3 settembre a Parolario:








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sabato 22 agosto 2009

Il lago dal balcone

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Le ombre scivolano vive e
s’alternano con chiazze di luce
sulle rive del lago.
Le barche ancorate riposano e
si muovono come l’altalena
in armonia con i ritmi segreti dell’onda.
I moli riflettono nelle acque specchiate
una realtà fittizia e caduca.
Momenti di caldo e di fresco
s’alternano ad altri
di sereno e di tempesta,
i lampi di fulmine come dardi epifanici
sul nero abissale.
La notte dal balcone
le città lontane con le luci intermittenti
come alberi di natale.
Le barche a vela come di carta
minuscole,
cigni di origami o gabbiani che galleggiano?,
si muovono al soffio
di un bambino invisibile
e le torri intorno,
matite che segnano le ore
su una lavagna celeste.

da Patrick Sammut - (Malta)
(blog personale dell'autore: PJS.Sammut)
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venerdì 21 agosto 2009

Al mio ritorno

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fotografia: Franco A. Cavalleri


Il lago è ancora più bello,
al mio ritorno si è fatto più bello.
Sorridono gli occhi,
riconoscente la pelle
accetta la carezza del vento
che riporta noti sentori.
Quest’azzurrità è il mio mondo,
qui s’intrecciano sogni
che profumano di rose e viole,
qui raccolgo a piene mani
frammenti di pura bellezza.
Presto giungerà il tempo silenzioso,
si spegnerà lo stridio della cicala,
s’involeranno le rondini
verso azzurre lontananze.
Il segreto è conservare negli occhi
la luce di un giorno in cui,
anche per un solo attimo,
si è stati felici, si è sentito
che si poteva essere felici.

da Rosa Maria Corti - (Lenno - CO)
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Sguardo dall'alto

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Una minuscola umanità
numerosa come formiche
si bagna nelle acque
unguento del lago eterno...
Una piccola umanità
senza attimi di riposo
all’ombra dei verdi pendii
e i tetti rossi
scacchiera sulla quale si segna
il nostro destino
a nostra insaputa.
Le ruote dei ciclisti,
che guardano avanti, in tanti,
girano e girano
fino allo stordimento estremo.
Le nicchie e le piccole chiese
si nascondono negli angoli e negli anfratti
della montagna
e offrono una forza illusoria
all’umanità cascata
che un giorno si ricongiungerà
con il lago rappacificante.
Il vento porta dall’alto
i suoni dei campanellini delle capre
pascolanti
e lo sguardo riposa sulle
cime appuntite
macchiate dalle nevi
sopravissute al caldo estivo.

da Patrick Sammut - (Malta)
(blog personale dell'autore: PJS.Sammut)
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mercoledì 5 agosto 2009

Agosto

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Eri distesa a goderti il bel sole
sulla spiaggetta romita e segreta
sopra il tuo grande asciugamano rosso,
con i capelli sparsi attorno al capo
e gli occhi chiusi di fronte alla vampa.
segnati dalle lunghe ciglia scure.
La bocca tumida e color di rosa
lasciava trasparire tra le labbra
i denti bianchi in un sorriso lieve
Di tanto in tanto, alzando la tua mano,
facevi solecchio per vedere me
in un lampo affettuoso e sorridente
di grandi iridi verdi smeraldine.
I miei sguardi seguivano il disegno
delle rotonde e levigate spalle.
della dolcezza ardita del tuo petto,
del ventre con qualcosa d’infantile
e delle ginocchia come scolpite
dall’abili mani di un grande artista.
I tuoi piedi posavano sui ciottoli
tondi e levigati della battigia
in un vai e vieni d’acqua e di spuma
sulla tua pelle fino alla caviglia.
Spesso negli anni, tu mi sei tornata
in mente come in quel giorno felice
e anche mi son chiesto come fossi ora,
ma poi guardando me che porto i segni
degli anni trascorsi da quel mattino
penso che, purtroppo, in quell’immagine,
che bella mi persiste dentro il cuore,
soltanto quello ch’è rimasto uguale
è l’onda che dilava il ciottolato,
il sole che riscalda la caletta
e il piccolo, discreto angolino
dove i rami frondosi d’un castagno,
che si protendon grevi verso il lago,
creano il piacere d’un’ombra quieta.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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lunedì 3 agosto 2009

Vellutate acque

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Vellutate acque
che silenziose e tremanti
bagnate le montagne azzurre e mute
un raggio d'argento vi taglia,
e mille luci sguizzano dal profondo.

Prende il cielo un pensiero,
un’altro lo affogo nella mano
e affondo il cuore in questa lingua di lago.

Riposa l'isola Comacina
vestita dell'acerbo marzo pungente,
riposa il gabbiano sul gozzo
nella quiete struggente e
ad un tratto dall'acqua un boato:

e vidi galleggiar la luna.


da Filippo Baglini - (Londra)
(direttore del giornale www.italoeuropeo.it)

sabato 1 agosto 2009

Sul far della sera

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È vero! Forse perché rassomigli
a quella foscoliana “fatal quiete”,
tu inviti serena a chiudere gli occhi,
spegnendo nel cielo la luce, o sera.
Cancelli i vivi colori del mondo,
piano incupisci il bel verde dei boschi,
riempi di buio gli anfratti dei monti
e tingi d’ardesia le acque del lago,
raggrumi nell’ombra le case mute
dei villaggi cresciuti sulle rive,
mentre dovunque la natura tace.
L’ultima falda di luce si spegne
come una palpebra viola che cala
sul profilo chiaro dell’orizzonte
e anch’io, nell’aria che discolora,
ho tanta voglia di lasciarmi andare.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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Beccheggio

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Beccheggia la gondola
lenta e senza una guida
lasciandosi portare
dalla spinta dell’onde
piano, verso la riva.
La sua chiglia è una culla,
che dondola, che ninna,
mentre un sole scarlatto
bacia ormai l’orizzonte
e già sta per sparire.
Sopra di me disteso,
dense nuvole chiare
hanno figure strane
inquiete e mutabili
silenziose e mobili.
Una voglia di sonno,
di rinchiudere gli occhi
è un invito a sognare,
ad andare lontano
risalendo nel tempo
a vedermi com’ero.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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La mia vecchia casa...

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Non guardatemi curiosi
se mi scendono lacrime
dagli occhi fissi alla casa,
che, per anni, è stata il nido
caldo dove sono cresciuto.
Non guardatemi curiosi,
non guardate il vagabondo
che oggi alla fine è tornato
e guarda porte e finestre
ormai per sempre rinchiuse
e le quali già da tempo
non rispondono al bussare.
Non guardatemi curiosi
ché non capireste il pianto
di chi ora non ritrova
la vita cara d’un tempo,
con la sua gente, le voci,
i fiori e il lucente sole
che rideva nel roseto.
Non guardatemi curiosi
perché mi è stato rubato
qualcosa ch’era la vita.
Adesso intorno a me piove
e anche i miei occhi piangono.

da Emilio Montorfano - (Milano)
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