
(Un momento di raccoglimento, in una chiesa deserta di Torno)
Mi ricordo di un giorno,
ormai molto lontano,
là dove sorge antico
il mio bel San Giovanni
alle falde del monte
e vicino al mio lago.
Era un giorno di sole
con un lieve frusciare,
come un suonar di flauto
tra i rami e le foglie
del vigoroso albero
nella piccola piazza.
Il silenzioso senso
d’una pace profonda
colorava i miei sensi
di visioni serene,
mentre guardavo i marmi
consunti del portale...
Sono entrato nel tempio
e alle mie spalle l’uscio
s’è rinchiuso da solo
con un tonfo leggero
spegnendo la luce,
sul piancito di pietra,
d’una striscia di sole.
Nel silenzio, nell’ombra
dell’unica navata
risuonano i miei passi
sonoramente ampliati
da un eco misterioso
che vien dalle pareti
ingrigite dal tempo...
Il gradino di marmo
di fronte ad un altare
appare consumato
la dove nei secoli
tanta gente implorante
ha posto le ginocchia
per chiedere una grazia.
Quanta gente, Signore,
è venuta a pregarti
per avere un aiuto.
Mogli e madri angosciate
per un figlio ammalato
per un marito al fronte.
Persone supplicanti
un destino diverso,
il riaversi da un male,
l’avere sulla mensa
un pane per vivere.
Quanta di questa gente
ha avuto la grazia
che è venuta a cercare,
ma quanta ha continuato
a piangere, a patire
senza avere ristoro?
Quanta, Signore, e perché?
da Emilio Montorfano - (Milano)
.
2 commenti:
Proprio pochi giorni fa sono stata al tuo San Giovanni, caro Emilio. Leggendo i tuoi versi colmi di nostalgia mi si stringe il cuore e vorrei tanto che tu possa tornare presto alle tue amate sponde.
Molto vera e sincera questa composizione poetica... entrando all'ombra e nel silenzio di una chiesa solitaria ci sorgono spontanee mille domande - e ci si sente completamente avvolti dalla sensazione di continuità e di storia che pervadono ogni angolo ed ogni pietra...
(Insieme ad Antonia, anch'io esprimo di cuore il medesimo augurio)
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