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martedì 5 luglio 2011

Phaselus ille, quem videtis, hospites, / ait fuisse navium celerrimus

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'PHASELUS ILLE QUEM VIDETIS, HOSPITES,
AIT FUISSE NAVIUM CELERRIMUS' (*)

Già non c'è più, il lago l'ha inghiottito.
Io novello Ulisse ho navigato l'innavigabile,
ho affrontato pioggia, buriane, onde,
non seppero innalzare la poppa del mio vascello
ed infilarmi dritto giù al fondo del lago.
Alla boa proditoriamente lo ferirono,
non mi fu possibile udire il tuo lacerante urlo di dolore,
correre in soccorso e salvare la vita
a te Rockford, amato vascello,
amato più delle mie pupille.
Casa, rifugio, pensatoio,
luogo di ispirazione dei miei scritti
di sapienti chiacchiere tra amici,
di fantasie e sogni irrealizzabili,
già non puoi navigare .
Tenterò, come gli antichi eroi,
di trattare con Ade, riportarti dagli inferi alla vita,
per ridarti nuovamente il meritato splendore.
Torneremo a navigare felici con gli amici più cari,
per sognare, fantasticare, parlare ...
parlare di amore, di poesia, di filosofia,
d' arte, e di quant' altro più ci piaccia,
sfidando il vento e le onde con le candide vele,
simbolo della nostra purezza d'animo e di mente.

(SABATO NOTTE LA MIA BARCA INSPIEGABILMENTE E' AFFONDATA ALLA BOA, A DOMASO)

da Gianluigi Saporiti - (Como)

(*)n.d.r.
Il titolo corrisponde all'incipit del canto di Catullo:
"Quell’agile barca, che vedete, amici,
dice che fu la nave più veloce
(...)"
- Carmina, IV, 1-5
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Da Lele: le tue parole sono molto belle. Vedrai che il Rockford tornerà a splendere. Con affetto Lele