- fotografia panoramica: Franco A. Cavalleri -

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giovedì 9 dicembre 2010

L'albero dei ricordi

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Un giorno
lontano
in Riva a Cernobbio
tra la fontana
ed il monumento,
quello ai caduti
della grande guerra,
tre personaggi
scandivano il tempo.
Il primo Angelo
il pescatore
stendeva le reti
ad asciugare al sole
lungo il muro
di cinta
di Villa Erba,
tutti lo chiamavano
Capitan Barba.
Disse una volta
a noi ragazzini
volete imparare
ad esser capitani?
Salite allora
sulla mia barca
che a turno
la barra
del timone terrete.
C'era poi Rebecca
con il suo carrettino
brulicante
di oggetti
per chi di passaggio,
del lago un souvenir
poteva acquistare
per non dimenticare
il nostro paesaggio.
Era tutto rosso
con due manici neri,
per poterlo spingere
fino alla riva,
le ruote di legno
cerchiate di ferro
con girandole
al vento
multicolori.
Elegante nel bianco
Soravia poi arrivava,
con la sua lambretta
che portava
i gelati.
La sua abile mano
con perizia farciva
la parigina
con i gusti più amati.
Trenta lire costava
quello più a buon mercato,
che mio nonno spendeva
per farmi felice,
mentre in bicicletta
là lontano nel tempo
felice correvo
tra la fontana
ed il monumento...

Oggi sono in vena di ricordi, luci, che addobbano il mio albero di Natale intimo.
Infatti è il giorno in cui molti si accingono a preparare l'albero di Natale o iniziano ad allestire il presepe. Per me l'albero, un albero particolare "quello dei ricordi", mi accompagna sempre. Basta chiudere gli occhi... ed ecco un nuova boccia colorata da aggiungere a tutte le altre raffiguranti parti della vita trascorsa. Una boccia che inizia ad ingrandirsi e proietta sullo schermo della mente, scene e situazioni di un tempo. Rivedo così in questo simbolico cinema, la Cernobbio di un tempo, quando ancora il torrente Greggio(il Grèes) non era coperto e nella parte lungo il muro di Villa Erba, quello che va dal Bar Gey in piazza Mazzini fino all'inizio della Riva, Rusconi Angelo detto Il Barba, barcaiolo e pescatore, appendeva le reti della pesca e dove erano rotte le cuciva. Restavo affascinato a guardare la sua abilità nel ricomporre le maglie usurate e rotte della rete. Lo rivedo ancora, quando un giorno, lui era anche noleggiatore di barche e possedeva un motoscafo per brevi giri turistici, invitò noi ragazzini della "Riva", a salire su di esso per farci dirigere a turno il motoscafo in direzione di Blevio. Rimasi sbalordito nel constatare che per girare a destra si doveva ruotare il volante a sinistra, ma poi , io e tutti gli altri ci abituammo ridendo dalla gioia, mentre l'acqua che usciva dalla coda del motoscafo divideva in due solchi spumeggianti la superficie acquea. Rivedo poi la signora Rebecca una donna robusta spingere il suo carrettino carico di cadeau e souvenir per i turisti, da piazza Roma fino a pochi metri dopo la fontana, in prossimità dell'inizio delle panchine affacciate sul lago. Su quel carretto rosso era disposta una infinità di oggetti e nella parte superiore erano infilate le aste di numerose girandole multicolori che ruotavano vorticosamente al vento ... Ricordo che nelle giornate di bonaccia quando sfrecciavo accanto al carrettino con la mia bicicletta ,allungavo la mano e facevo girare le punte delle girandole tra i rimproveri di Rebecca. C’era poi il signor Soravia, un ometto piccolo con il grembiule bianco ed un basco in testa, che arrivava sulla sua lambretta-frigo, restando in bella mostra ad attendere bambini e grandi che volevano gustare coni di croccante parigina o coppette, ricolmi di gelato. Altri tempi..., altre atmosfere. Ed oggi la riva e chi ne conosce la storia nota quel vuoto che solo persone vere e concrete lasciano dietro di se nel momento in cui escono di scena. Ma la loro invisibile presenza è ancora in quei luoghi dove i loro passi si sono avvicendati.

da Pierangelo Giussani - (Cernobbio - CO)
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