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Curvo si stagliava
sul crinale del colle,
invisibili i calli alla pelle
e rughe di fatica profonde.
Fra barbagli di luce
s’abbatteva lenta la falce
sui sogni d’una vita intera,
su un mondo di speranze.
Ora l’orizzonte è vuoto,
resta solo il silenzio a parlare,
invano attendono i fieni
che qualcuno li vada a tagliare.
da Rosa Maria Corti -(Lenno - CO)
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2 commenti:
9.03.2009
Gentilissima Luciana,
in occasione della prossima Giornata Mondiale della Poesia le invio in allegato un "trittico" con il quale ho cercato di far rivivere una pagina di storia lariana attraverso la figura dell'EMIGRANTE, che partiva con l'illusione di trovar fortuna oltre Oceano, quella del CONTRABBANDIERE, che spesso praticava il contrabbando come alternativa all'emigrazione e, per finire, quella del FALCIATORE, i cui attrezzi (rànza, incugin per marlà, cuut e cudée, ovvero falce fienaia, incudine per battitura, cote e relativo contenitore) sono ormai reperti da museo.
Personalmennte ricordo ancora il "gìcul", ovvero il grido dei "pradée" che, all'epoca della fienagione, risuonava di tanto in tanto da un versante all'altro della valle.
Un saluto a Lei e a tutti i visitatori del suo splendido blog.
Sempre cordialmente
Rosa Maria Corti (Lenno - CO)
9 marzo 2009 15.02
Tre poesie molto "vere" e che fotografano con precisione e sentimento la realtà quotidiana di un tempo. Un tempo fatto spesso di povertà e duro lavoro che hanno accompagnato i giorni e gli anni di molte generazioni delle nostre montagne lariane...
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